Irish Whiskey: troppo buono per sparire
- Martino
- 26 mar
- Tempo di lettura: 2 min
Troppo buono per sparire: la rinascita del whiskey irlandese e la serata fatta per conoscerlo insieme
Fatta la serata sullo Scotch, potevamo esimerci dal fare una capatina anche nel mondo Irish?! No, non potevamo. Non fosse altro per il rispetto che si meritano i celtici d’Irlanda in fatto di whiskey, perché per tantissimo tempo ne sono stati i padri – inventandolo – e i padroni – producendolo a profusione ed esportandolo nel mondo.
Insomma, abbiamo fatto un salto ideale oltre un braccio di mare per inscenare un derby tutto gaelico fra Scozia e Irlanda lì, sui tavoli della Trattoria San Filippo Neri, in un vecchio quartiere di Milano.
Dopo un bel risotto di accompagnamento e prima dei vassoi-omaggio di gnocco fritto, abbiamo approfondito com’è fatto l’Irish whiskey, quali turbolenze ha attraversato e come sta oggi (spoiler: piuttosto bene). Poi, ovviamente, la parte migliore: la bevuta.

I quattro distillati messi in campo sono stati:
- Teeling Single Grain, invecchiato in botti di vino rosso della Napa Valley, per raccontare la vicenda del whiskey a Dublino, assaggiarne un esemplare buono e piuttosto rappresentativo dello stile attuale delle distillerie irlandesi;
- Bushmills 10 years old, prodotto dall’eccezionale rapporto qualità-prezzo e fuoriuscito dai più antichi alambicchi ancora in attività, quelli nordirlandesi di Bushmills 1608, appunto;
- un interessantissimo The Whistler – Marsala Cask, un bon-bon della nuova Boann Distillery, realtà giovanissima ma già ineludibile sulle mappe di chi ama il whisky;
- un intramontabile Green Spot, esemplare dello stile Single Pot Still Irish Whiskey, che colpisce per finezza e freschezza.
Degustando, come sempre capita in serate come queste, abbiamo scoperto moltissime cose, fra cui i motivi per cui gli inglesi – involontariamente – hanno propiziato la maniera più tipica del whiskey dell’isola, il perché c’è una differenza sostanziale fra due o tre distillazioni, o la spiegazione per la quale saremo inondati di nettare irlandese nei prossimi anni.

In questo derby a distanza Scozia-Irlanda, però, abbiamo anche scoperto che, a un certo punto, il mondo anglosassone compie un altro salto e in parte emigra a ovest, oltre oceano, fonda alcune colonie e trova un mondo nuovo, in cui la flora è diversa, i cereali cambiano, le querce sono un po’ più alte e malleabili. È il mondo americano, dove i coloni subito introducono usanze nuove ma certo non rinunciano al loro caro, vecchio distillato. Eccolo, il whiskey americano, terza e (forse) ultima puntata del nostro viaggio nel barile: vorrete mica farvelo scappare?!
Il format è sempre quello, stessa storia, stessa trattoria: pizzoccheri più quattro whiskey americani, mercoledì 19 marzo, ore 19:30. Divertiamoci insieme!